La tensione tra il governo Meloni e l’Ong si intensifica dopo le dichiarazioni del ministro Piantedosi in Senato.
L’organizzazione non governativa Mediterranea Saving Humans ha lanciato pesanti accuse nei confronti del ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi. Ciò è avvenuto, come riportato da Today.it, a seguito di un incidente marittimo avvenuto il 4 aprile.
Durante una sessione parlamentare, il Ministro aveva illustrato la versione ufficiale degli eventi, che contraddice il resoconto e le prove video fornite dall’Ong. “Il ministro dell’Interno ha mentito al Parlamento sapendo di mentire“, afferma con forza Mediterranea, presentando un video che documenterebbe l’episodio in questione.
L’attacco dell’Ong al ministro Piantedosi
Secondo l’Ong, come riportato da IlGiornale.it, la loro nave (“Mare Jonio“) stava effettuando un’operazione di soccorso in acque internazionali quando è stata interrotta violentemente dalla guardia costiera libica.
“I miliziani libici hanno sparato colpi d’arma da fuoco in acqua e in aria, creando il panico e provocando la caduta in acqua di diverse persone“, racconta l’Ong, sottolineando il pericolo corso dai naufraghi durante il salvataggio. Piantedosi ha descritto l’intervento della “Mare Jonio” come successivo alle operazioni di soccorso già concluse dalla motovedetta libica “Fezzan”, suggerendo un’indebita interferenza da parte dell’Ong.
Il ruolo cruciale del video dell’ONG nella contestazione dei fatti
Tuttavia, il materiale video diffuso dall’Ong mostra una realtà diversa: “Il nostro Team Rescue inizia le operazioni di soccorso quando sulla scena non c’è nessun’altra imbarcazione presente“, si difende l’organizzazione, indicando anche come la motovedetta libica si sia avvicinata solamente venti minuti dopo l’inizio del loro intervento.
L’accusa più grave riguarda non solo la presunta falsa narrazione degli eventi da parte del Ministro, ma anche una denuncia più ampia riguardo le relazioni tra il governo Meloni e le autorità libiche.
“Perché il Viminale avalla la falsa ricostruzione della cosiddetta guardia costiera libica e ne copre il criminale operato?“, si interroga l’Ong, evidenziando una collaborazione che, secondo loro, violerebbe i principi del diritto marittimo e umanitario internazionale.